Dislivello:
300 metri.
Segnavia: X
-
$
-
XX
Durata:
il percorso si può compiere in 2 ore, l’osservazione degli uccelli richiede
più tempo.
Note:
assenza di sorgenti lungo tutto il percorso. Relativa pericolosità per
l’esposizione dei due punti panoramici sulle falesie a picco sul mare.
Descrizione: da Varigotti, 300 m dopo la
galleria sull’Aurelia, provenendo da Savona, si svolta a destra lungo la
Strada Vecchia in salita, proseguendo per altri 300 m si incontra un viottolo
con un primo tratto di scalinata che conduce all’antica chiesa di S. Lorenzo.
Si segue il segnavia
X
sentiero che si sviluppa fra
uliveti e
lembi di macchia mediterranea superstiti nel primissimo tratto, dall’incendio
del settembre 2003. Le essenze arbustive più tipiche sono l’alaterno, il
lentisco, il terebinto, il corbezzolo, il ginepro rosso, il rosmarino, le
filliree e il caprifoglio mediterraneo.
Indi si guadagna ben presto una
magnifica postazione panoramica sulla Baia dei Saraceni.
L’avifauna in questo tratto
iniziale è rappresentata da cinciallegra, verzellino, occhiocotto, merlo,
pettirosso e usignolo.
Giunti ad un primo bivio, la
deviazione indicata da un segnale giallo conduce alla chiesetta di S. Lorenzo
situata a 45 m sul livello del mare, restaurata nel 1996 presenta strutture
risalenti ad epoche diverse le più antiche delle quali al V sec. d.C.
Al secondo bivio si incrocia un
sentiero a sinistra contrassegnato da
$,
questo verrà utile per il sentiero di ritorno.
Più avanti la nostra attenzione
sarà catturata da delle lapidi realizzate da un ex marinaio in ricordo della 2°
guerra mondiale (da lui combattuta in Australia).
Quel che resta della macchia dopo
l’incendio ospita pettirossi in autunno-inverno e merli che, insieme all’occhiocotto,
sono gli uccelli più abbondanti; si potrebbe udire il richiamo del fiorancino
proveniente dai tratti di lecceta misti a pino d’aleppo.
Dopo un breve tratto pianeggiante
e un punto di passaggio interessato da uno smottamento, si prende a salire.
Una deviazione a destra porta a
un impressionante punto panoramico sulla falesia di Capo Noli: da qui con un
po’ di pazienza è possibile avvistare il gheppio, il passero solitario e il
corvo imperiale, tre specie legate all’ambiente rupestre.
Si attraversa un lembo di gariga
dove spicca il cisto tomentoso che da a maggio delle stupende fioriture di color
rosa intenso; segue una porzione di pineta a pino d’aleppo, dove si può
cercare il codibugnolo e la cincia dal ciuffo, ben diffusa in zona come la
ghiandaia.
In seguito, sempre sulla destra,
un’altra deviazione indicata permette di guadagnare un punto panoramico con
vedute più vaste del precedente sia guardando verso ovest Punta Crena che verso
est: si notano una vecchia torre genovese e, in secondo piano, il semaforo di
Capo Noli.
Uccelli di passo possono essere
visti da questa postazione in condizioni di bassa nuvolosità: oltre rondini,
balestrucci e rondoni, spiccano falchi pecchiaioli e falchi di palude nei mesi
primaverili.
Superata quindi la deviazione del
sentiero blu per Noli, il percorso da seguire, sempre contrassegnato dalla
X,
va avanti per un tratto di macchia foltissimo pressoché privo di aperture.
Si arriva quindi sul crinale
principale di Capo Noli, dove si incontra una larga strada sterrata: proseguendo
a destra si arriva alla base militare del Semaforo ora stazione metereologica e
attigua una grossa antenna qui installata nel 2003. Proseguendo a sinistra si
continua il nostro itinerario che coincide con la strada sterrata.
Si incontrano sulla sinistra due
deviazioni da trascurare, tanto la prima, evidente ma non segnalata, quanto la
seconda (sentiero azzurro per Varigotti).
Le presenze ornitiche più
interessanti sono ora rappresentate dall’upupa di passaggio nei mesi di marzo
e aprile, di rado per le nostre latitudini nidificante in qualche angolo
indisturbato della boscaglia, e dalla magnanina che popola, in compagnia del
comunissimo occhiocotto, le garighe.
Come altri promontori costieri in
primavera, anche Capo Noli può diventare un interessante luogo per il
birdwatching, grazie ad arrivi talora cospicui, di uccelli migratori
appartenenti principalmente all’ordine dei passeriformi: culbianchi, stiaccini,
balie, gruccioni, solo per citare quelli più facilmente osservabili per
comportamento o preferenze ambientali, sostando in ambienti aperti.
Dopo un tratto piuttosto lungo,
al terzo incrocio, in corrispondenza di uno slargo, si gira a sinistra, seguendo
un nuovo sentiero che, contrassegnato da
$,
conduce a Varigotti.
Strada facendo, il sentiero
scende lungo le pendici del versante, superando sulla sinistra un sentiero
indicato da un segnavia blu, quindi un altro di colore giallo, facente funzione
di collegamento e infine un terzo, sulla destra, marcato con
XX:
si presti attenzione in questo tratto a non perdere il sentiero da seguire,
poiché le numerose deviazioni possono generare confusione.
La zona ora attraversata
dall’itinerario prende il nome di Territorio Indiano e dà la possibilità di
osservare la magnanina molto elusiva, il fiorancino e il luì bianco da cercarsi
nei punti radi e luminosi; nel cielo può capitare di vedere la poiana, il
gheppio e lo sparviere.
Arrivati in un punto dove prima
dell’incendio c’era una vegetazione a gariga, prima dell’incendio, si
segue sempre il punto cerchio, il quale indicato da una freccia rossa, devia
sulla destra.
Sul terreno è facile rinvenire
tracce e fatte (escrementi) lasciate da varie specie di mammiferi quali la
donnola, la faina, la volpe, il tasso, e l’invasivo cinghiale.
Quindi ci si trova all’incrocio
col sentiero X
imboccato fin dall’inizio, da cui girando a destra, si ritorna in breve al
punto di partenza.