La storia vera di RADIO VARIGOTTI SUPERSOUND

 

Tutte le storie iniziano con “c’era una volta”... E questa non è da meno. E’ una storia di tante lune fa, riflesse nel mare del nostro paesello. Nel 1976 nasceva RADIO VARIGOTTI SUPERSOUND.  Ecco qualche immagine. In una lettera a Laura, il ricordo di quell’avventura da parte di Enzo, uno dei protagonisti.

 

Cara Laura, tu lo sai.                                                                                                  

Conosco Dario da sempre. Era ed è tuttora il mio migliore amico, e ti assicuro che la padronanza assoluta dell’elettronica che dimostra oggi, gli apparteneva anche quando portavamo ancora i pantaloni a zampa d’elefante e la taglia 48.

Perciò non mi stupii più di tanto, quando a Natale del 1975, ciondolando per il paese vecchio, se ne uscì con una frase del tipo “ho progettato un trasmettitore radio in FM, e l’ho anche costruito! La prossima estate ci divertiremo con una radio tutta nostra”.

“Fantastico!”,risposi. E festeggiammo l’evento con un pezzo di focaccia dell’Enrica ancora più abbondante del solito. (consuetudine mai abbandonata!)

Subito ci attivammo per i permessi e le autorizzazioni, cosa non facilissima...avevamo 30 anni in due. Ma riuscimmo a regolarizzare l’emittenza.

Sul nome nessun dubbio: RADIO VARIGOTTI...aggiungemmo SUPERSOUND per renderlo roboante al punto giusto.

“State ascoltando Radio Varigotti Supersound”, avremmo scandito ai microfoni nell’estate successiva, quella del 1976. Estate che ci vide arrivare appena terminate le scuole. Aiutai Dario a montare le attrezzature (e così fu sempre finchè visse RVS), che erano state progettate e costruite da lui, nella sua cameretta di Milano.

 

      

 

 

Credo proprio che in quella prima edizione, l’unica cosa non assemblata da lui, fossero i dischi. Avresti dovuto vedere il nostro precursore di art-attak: aveva ottenuto l’antenna trasmittente imprimendo una forma rotonda a del semplice filo di ferro, fissandolo al centro di una bobina (di quelle utilizzate per avvolgere il filo da pesca), e legando il tutto ad un paletto, manico di un vecchio spazzolone. Quell’antenna non era certo bellissima, ma funzionava. Irradiava il segnale da un capo all’altro di Varigotti.

Il cuore della radio era un piccolo trasmettitore, nato dal recupero di chissà quali pezzi, sapientemente trapiantati su circuiti stampati che il nostro Marconi in erba aveva progettato e sviluppato. Ma persino i giradischi erano di produzione casalinga...sai, cara Laura, ne occorrevano tanti, ed i blasonati marchi di allora erano troppo costosi per le tasche da teen ager. E così il 45 giri ruotava su piatti autocostruiti che ricevevano il movimento attraverso un...elastico. Niente cinghie, si andava a elastici. Una buona scorta da Billia a inizio estate, ci dava una certa tranquillità ... ma ricordo anche quella sera in cui  fermammo le trasmissioni perchè si ruppe un elastico  e ... mannaggia la pupazza...quelli di scorta o troppo corti o troppo lunghi, Billia aveva già chiuso, e così alle 22 e 30...”signore e signori, buonanotte da RVS”.  Quei piatti non avevano la discesa frenata della puntina, il braccio non era in grafite ma era un banalissimo tubetto di plastica tagliato, e il controbilanciamento non era altro che una scatoletta entro cui infilavamo monetine da 5 o 10 lire, finchè l’assetto fosse ottimale.

Anche il mixer audio era speciale: costruito dentro una di quelle cassette di legno per bottiglie di vino che si regalano a Natale. Eppure mixava, la musica dal piatto A sfumava, e prendeva vigore quella del piatto B.(Beh, a volte non prendeva vigore affatto, ma la colpa non era della tecnologia ruspante, ma del disk jokei ancora da rifinire, alias il sottoscritto).

 

  

 

Ma, cara Laura, sai quale era il vero pezzo forte? Era un imponente registratore a bobine (marca “Dario”,ovvio) dall’impatto scenico enorme: immagina un contametri digitale a 12 cifre 12, un mega display a numeri azzurri in continuo movimento (parliamo di 30 anni fa!). Chiunque arrivasse subiva il fascino di questo apparecchio “altamente professionale”. In realtà il counter non era altro che una vecchia calcolatrice da tavolo modificata, e dietro quel cruscotto di spie luminose, girava surriscaldandosi il motore di un vecchio registratore Geloso, nonchè una giungla di pulegge, alberini controrotanti e gli immancabili elastici che un’abile regia aveva armonizzato. Ma capperi, se funzionava! Qualità audio di tutto rispetto.

Beh! Potrei parlarti poi di microfoni che scendevano verso il pavimento mentre si parlava, perchè le aste che li reggevano erano nate per fare di tutto, tranne che reggere un microfono. Oppure di folate di vento che spingevano indietro il braccio del giradischi facendo ricominciare il brano: si narra di un 45 giri degli Alunni del sole durato 12 minuti! Ed anche di audiocassette acquistate al mercato del mercoledì, salvo accorgersi poi che erano improponibili perchè “tarocche”, come quel Jesus Christ Superstar infarcito di sonorità più partenopee che americane.

Ricordi. Quanti ne affiorano nel silenzio irreale di questa notte di turno in farmacia. E il pensiero corre a quanti condivisero, nel corso delle dieci estati di RVS, l’allegria di quelle trasmissioni. Penso a Franco, autore di queste foto, a Maria Paola e Ferruccio, a Luca, a Sandrino...e a tanti altri.

Questa storia termina con i saluti, cara Laura. Aggiungo quelli per Dario ed Elena.  E infine saluto te, Varigotti, paesello magico!! Dove continuo a tornare. Anche se ormai non faccio più il disk jokei, e la mia taglia non è più una 48!

(Beh...neanche quella di Dario eh!...)

 

                                                     CON AFFETTO INFINITO

                                                                      Enzo

 

 

 

 21 novembre 2006