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Nel Mar Ligure
il numero di balenottere, capodogli e delfini è molto elevato rispetto ad
altre zone dell’intero bacino del Mediterraneo; non a caso gli antichi
romani erano soliti chiamare le coste della Riviera di Ponente “Costa
Balaenae”.
La presenza dei
cetacei, predatori all’apice della catena alimentare, contrasta con
l’idea del Mar Ligure come mare scarsamente produttivo. Sulla base di
recenti studi, questo mare si presenta come un modello in scala ridotta di
oceano; il suo idrodinamismo e la morfologia dei suoi fondali creano una
situazione favorevole alla produzione di una grande quantità di biomassa,
sotto forma di micro e macroplancton, sostenendo la vita di circa 3000
balenottere e 250 mila stenelle striate e alcune migliaia di individui di
altre specie, la cui presenza è condizionata dalla disponibilità
stagionale di cibo. La zona più produttiva è situata al largo, oltre 20
miglia dalla costa ed è generalmente localizzata in corrispondenza di
fronti termici, dove avviene la risalita di acqua fredda ricca di sali
nutritivi dai fondali più profondi, fenomeno chiamato upwelling.
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Tali ragioni e
in considerazione delle minacce che gravano sui mammiferi marini e particolarmente sul loro habitat, hanno indotto il governo italiano ,
francese e il Principato di Monaco a sottoscrivere, il 25 novembre 1999,
la creazione di un “Santuario
Internazionale dei Mammiferi marini del Mar Mediterraneo”; questo
accordo è stato ratificato e reso esecutivo con la Legge n. 391 del 11
ottobre 2001.
Nell'area
individuata, di circa 96.000 km2 compresa tra la penisola di
Giens, in Francia, la costa settentrionale della Sardegna e la costa
continentale italiana fino al confine tosco-laziale, nel rispetto delle
legislazioni nazionali, comunitarie ed internazionali, i tre Paesi
firmatari si impegnano a tutelare i mammiferi marini di ogni specie e i
loro habitat, proteggendoli dagli impatti negativi diretti o indiretti
delle attività umane. I paesi firmatari dell’accordo si
impegnano a tutelare i mammiferi marini ed il loro habitat, limitando e
regolamentando in modo severo le attività umane che possano minacciare o
recare danni ai Cetacei, ed a promuovere e adottare i progetti di ricerca
finalizzati alla protezione e alla conservazione di questa area unica nel
Mediterraneo.
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Nell’intero bacino del Mediterraneo
sono segnalate 19 specie di cetacei, 8 delle quali sono frequenti nel mar
Ligure, di queste gran parte vive nella in alto mare (zona pelagica) ma
non è raro osservarle vicino alla costa in primavera e in autunno alla
ricerca di cibo.
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Le rotte più favorevoli per avvistare i
cetacei nel mare savonese sono quelle che portano, da levante verso
ponente, a Capo Noli e, quindi, da Capo Noli a Capo Mele. Le acque al
largo di Capo Noli sono quelle più indicate per gli avvistamenti di grampi
(Grampus
griseus)
, globicefali
(Globicephala melas)
e stenelle
(Stenella
coeruleoalba); Capo Mele è
invece l'osservatorio privilegiato per il passaggio delle balenottere
comuni
(Balaenoptera physalus).
Il cetaceo più diffuso è sicuramente la
stenella, quantificata in 25 mila esemplari, meno di mille sono i grampi,
tra i mille e i duemila i globicefali.
I capodogli
(Physeter
catodon) non
disdegnano di far vedere la propria gigantesca coda durante l'immersione
al largo di Capo Noli: la popolazione è stimata tra i 100 ed i 300
esemplari. Lo zifio
(Ziphius cavirostris)
, che si aggira nei canyon a oltre mille metri di profondità, è presente
in meno di cento esemplari, così come il delfino comune
(Delphinus
delphis) concentrato in particolare al largo di Savona.
Uno spettacolo straordinario che
si può osservare navigando in acque pelagiche è l’incontro con un
branco di tursiopi (Tursiops
truncatus). Sono relativamente frequenti nelle
acque liguri, pur trattandosi di specie che si spingono anche sottocosta
in particolare nei mesi caldi, attirati dall’abbondanza di prede.
Generalmente sono proprio i simpatici tursiopi ad essere ammaestrati negli
acquari.
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Nonostante
la presenza del Santuario, e anche in mancanza di un preciso piano di
gestione, sussistono problemi che in qualche modo interferiscono con la
presenza dei Cetacei:
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è aumentato il traffico navale (soprattutto traghetti veloci) con rischi
di collisone (sempre più frequenti);
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sono aumentati gli appassionati di whale wathcing, fatto positivo, anche
se va regolamentato, in particolare per le imbarcazioni di privati;
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non sono state attivate azioni particolari per la riduzione di scarichi
inquinanti.
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