Sul territorio di Varigotti e
zone limitrofi sono rinvenibili fornaci per la produzione di calce. Le
fornaci da calce venivano costruite in prossimità di piccole cave
calcaree o in vicinanza dei greti dei torrenti, ne esistono 5
o meglio i ruderi che ne restano, delle quali 3 ancor più danneggiati dal
passaggio dell'incendio del settembre 2003, si trovano sia sulla costa che
nell'entroterra di Varigotti. Quella che si presenta nelle migliori
condizioni è quella a levante di Malpasso già nel territorio di Noli,
nella zona una volta chiamata Toueste o Toveste. Un'altra sempre sulla
costa e visibile dalla strada Aurelia,
sotto l'abitato di Ca' dei Mori. Infine le tre peggiormente conservate
delle quali restano solo parti della camera di combustione sono 2 nella
valletta del Rio Almareo e una nel Rio Fontana. Si possono raggiungere
percorrendo il sentiero marcato con XX.
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Le condizioni che hanno favorito lo sviluppo di tale attività sono: la
presenza di roccia adatta per l'estrazione della calce e scarsità di
terreno coltivabile che ha indotto gli abitanti a superare le ostilità
dell'ambiente, adattandosi a tramutare le materie prime disponibili
(calcare e legna), in industria di trasformazione (la calce) per
soddisfare innanzitutto il fabbisogno locale.
Il processo produttivo della
calce iniziava con la cavatura del materiale calcareo magnesiaco, la
roccia estratta veniva poi frantumata e cotta nel forno di calcinazione. A
temperature di almeno 800 gradi la pietra calcarea si trasforma, liberando
gas anidride carbonica e dando luogo alla cosiddetta
calce viva:
CaCO3 = CaO + CO2
Fornace
di Toueste dopo Malpasso sul territorio di Noli, si trova a monte della
strada, è la fornace meglio conservata (foto 2004 a destra) u
Alla
fine dell'abitato di Varigotti sotto Ca' dei Mori: antica fornace (foto 2005 sotto) q
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Per tale attività
facevano uso di fornaci, opere murarie destinate alla cottura del calcare;
i sassi destinati alla cottura venivano reperiti nei dintorni, si
sceglievano quelli bianchi perchè più adatti alla trasformazione. I sassi
da cuocere più grandi venivano disposti alla base del muro a forma di
cerchio; si continuava la costruzione restringendo i successivi sino a
creare una volta sotto la quale veniva acceso il fuoco. Una volta creato
questo soffitto, il carico della fornace avveniva dall'alto con
l'accortezza di lasciare degli interstizi per la circolazione del gas e
del calore.
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Il legname utilizzato per
alimentare il forno era di pino facilmente reperibile nei
boschi di Varigotti, con questo legname si alimentava il forno giorno e
notte, acceso alla base del camino cercando di tenere una temperatura
costante fino a quando tra i sassi sistemati in cima alla fornace si
intravedevano le fiamme. La cottura durava circa una settimana e variava
in relazione della fornace. Trascorso questo periodo di cottura, si
chiudeva con terra al bocca del forno e si lasciava raffreddare la fornace
per un'altra settimana, il forno veniva così svuotato dal basso.
Resti
della fornace nella valletta del Rio Almareo
(foto
2004 a destra) u
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Dopo la cottura i frammenti
di pietra riducono il loro peso di circa un terzo a causa degli atomi di
carbonio e ossigeno e assumono consistenza porosa.
Sembrerebbe che una volta
che la fornace era pronta per iniziare la cottura, veniva chiamato il
sacerdote a benedire l'impianto e l'area circostante e solo dopo la
benedizione veniva acceso il forno.
La memoria della lavorazione
della calce fondamentale per l'economia locale, resta in alcuni documenti,
e soprattutto negli edifici stessi: le antiche fornaci ormai cadute in
disuso e ridotte a ruderi, ma ancora presenti sul territorio.
La calce veniva e viene
tuttora usata come materiale da costruzione unita alla sabbia, come
intonaco e come disinfettante in particolare in agricoltura unita al
solfato di rame è usato come anticrittogamico (miscela bordolese).
Resti
della fornace nella valletta del Rio Fontana t
(a destra foto 2004) |
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